Oggi volevo parlarvi di un nuovo inquilino che si è inserito nella nostra vita casalinga. Si chiama Gilberto, ha otto zampe ed è di un bellissimo giallo canarino. Lo abbiamo adottato con affetto fin da subito.
Si è costruito la sua casetta di seta sullo stipite superiore della porta della cucina, così ogni mattina quando ci passo sotto lo guardo e lo saluto: “Buongiorno Gilberto!”.
Così, Mr. Gilberto dalle otto zampe si è trasferito con noi e le aspettative sono abbastanza alte: ci auguriamo che prenda più zanzare possibili e che ci porti soldi…
Mi sono sempre stati simpatici i ragni; grandi artisti che disegnano le loro architetture aeree. Stamattina mi sono svegliata e ho scoperto che Gilberto era sparito: ho aguzzato la vista, per quanto la miopia me lo consentisse, e non l’ho proprio trovato. Mi è dispiaciuto molto, mi stavo affezionando al nostro coinquilino nuovo, tanto che quel vuoto sull’angolo della porta stona adesso.
Con mia felice sorpresa, Gilberto è tornato qualche ora più tardi, nello stesso angolo della porta, e si è messo al lavoro per costruire la sua dimora di seta da capo a piedi. L’ho osservato con grande ammirazione mentre, con velocità, precisione e arte, ha tessuto filo dopo filo la sua casa.
Dopo qualche giorno, Gilberto non c’era più, di nuovo, ma stavolta se n’è andato per sempre.
La storia di Gilberto mi ha fatto riflettere su molte cose, in particolare su quanto sia fragile e precaria la vita: a Gilberto il ragno giallo ci sono volute un paio di ore di lavoro per ricostruire la sua casa. Ma chi ci dice che per lui non abbiano significato sforzi notevoli, equivalenti in tempo umano a quelli di mesi di lavoro. Inoltre, chi ci dice che, quando la sua casa è stata distrutta la prima volta (era un angolo particolarmente ventoso) non ne abbia sofferto, come quando le nostre case umane vengono spazzate via da un tifone tropicale, un terremoto, un’alluvione…
Il mondo a misura di ragno deve essere ugualmente crudele e spaventoso, se non più di quello umano. Eppure le vite segrete dei ragni, le loro tragedie e gioie, se così possiamo chiamarle, noi non le sentiamo. Siamo indifferenti al mondo minuscolo che ci circonda, fino a quando questo mondo non ci minaccia direttamente. Allora non parliamo di altro per settimane: telegiornali, giornali e soprattutto Social media, riportano solo le stesse notizie per giorni e giorni. Poi l’argomento della catastrofe umana si esaurisce, smettiamo di sentire notizie che la riguardano e smettiamo di pensarci; se smettiamo di pensarci, dunque, è come se quella tragedia non fosse mai accaduta.
In questo modo lasciamo che le nostre coscienze vengano trascinate di giorno in giorno da una marea di notizie che rimangono superficiali, perché in pochi continuano a ricordarsi di quelle case spazzate via da una “folata di vento”, di quelle vite strappate dalla guerra, dall’odio, dalla natura che ormai non ci sostiene più.
A me Gilberto, con la sua casa di seta che brillava al sole e la vita silenziosa che conduceva a fianco a noi, manca.